Un pediatra per amico
I primi mesi di vita di mia figlia Roberta con la sindrome di Down, sono stati
costellati da vari ricoveri, tra controlli di routine e problemi di salute
fortunatamente leggeri e ho incontrato molti medici intelligenti e non, medici
che cercano assolutamente di testare le informazioni avute durante i loro studi
universitari, ricordo di essermi sentita dire che i bambini down non sentono
il dolore eppure quando stava male piangeva come tutti i bambini.
Avevo scelto un pediatra di base che seguiva la zona “ in” della
città dove abito, perciò era considerato da tutti il migliore,
peccato che ad ogni malessere di Roberta non eseguiva nemmeno la visita mi
spediva direttamente al pronto soccorso.
Dopo vari andirivieni, ho riflettuto, forse cambiare con qualcuno di meno prestigioso
avrebbe reso meno piacevoli le ore trascorse ad aspettare il nostro turno,
non avremmo avuto i giochi e i libricini, o le videocassette per intrattenere
i bambini ma magari, avrei evitato di correre su e giù dagli ospedali,
per un po’ di febbre o un mal di pancia.
Così una mattina mi reco all’Asl e faccio il cambio medico, prendo
una dottoressa con pochissimi pazienti, chiedendomi se non era rischioso, poi
mi dico, al massimo ricorro al privato, come avevo fatto nei casi di grossa
indecisione.
Mi reco all’ambulatorio con la documentazione di mia figlia e mia figlia.
Ci accoglie una dottoressa.
Molto ben curata, molto gentile, dopo le solite domande di anamnesi, si rivolge
a Roberta spiegandole che lei era un medico, che indossava il camice per farsi
riconoscere ma che era anche una mamma, che anche lei aveva molta paura del
male, del sangue, dei prelievi ma che in qualsiasi caso avrebbe cercato di
aiutarla, di capirla e che da quel momento se Roberta voleva poteva essere
sua amica.
Mia figlia si è alzata, le ha gettato le braccia al collo e si è rilassata,
da quel momento ogni volta che ci succede di aver bisogno di ricorrere al medico,
ci andiamo sereni, capisce i miei problemi e le mie paure, cerca di farci evitare
le trafile inutili e non si è mai basata sul fatto che Roberta era una
bimba Down, non ha mai menzionato la sua sindrome.
Roberta ha un terrore tremendo dei prelievi, questo dopo un cateterismo cardiaco,
eseguito circa cinque anni fa, quando siamo rientrate a casa aveva una febbre
altissima, non riusciva a dormire, ogni 20 minuti si svegliava e urlava, io
non so cosa l’abbia spaventata in questo modo e forse non lo saprò mai,
ogni tanto mi parla di una lampada grossa e di mascherine, poi chiude il discorso.
La dottoressa ha compreso benissimo il problema e quando Roberta ha bisogno
di un prelievo per il controllo degli ormoni tiroidei (ogni mese), non mi fa
recare in ospedale e compatibilmente con i suoi e i miei tempi viene a fare
il prelievo a casa, non vuole soldi, dice che bisogna creare un rapporto di
fiducia e di amore con Roberta e devo dirvi che è proprio così,
ringrazio questo angelo custode, perché così deve essere un medico,
di essere incappata nel nostro difficile cammino perché il rivolgersi
al medico è diventato uno scambio, non sono più tesa e spaventata
ma serena, e pronta a fare tutto ciò che si deve, non sento più pronunciare
le parole “tutti questi bambini…”, ma solo Roberta e quello
che Roberta ha…
Mirella Pasqual Torino, 12 Luglio 2004
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