Nati per Leggere: cos'è? La parola alle famiglie
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Progetto per la lettura ai bambini fin dal primo anno di vita

Andrea, papà di 4 figli, di cui uno con sindrome Down di 6 anni...e l'ultima di 9 mesi, ha riflettuto sul progetto, e sul rischio che venisse interpretato o ridotto ad una "terapia, o un ennesimo programma di stimolazione". Questo progetto infatti è rivolto a tutti i bambini, modulato sulle caratteristiche di ogni singolo bambino, e ne valorizza le diversità: una interpretazione terapeutica lo stravolge, svuotandolo di tutta la sua ricchezza molto più globale.
Ma l'interpretazione più immediata, anche a causa dei troppi tentativi di anticipare i tempi biologici di maturazione con programmi didattici di "stimolazione", può far pensare ad un ennesimo programma di stimolazione per favorire precocemente la lettura dei bambini.
Ecco la riflessione di Andrea, nella sua sintesi impeccabile di ingegnere:

"in effetti anche io avevo capito male: le esperienze sono di lettura precoce AI bambini, non DEI bambini".
(Andrea Selleri, Giugno 2004)

Rossella, mamma di una bambina Down di 2 anni, ci regala le sue impressioni:

"È entusiasmante il lavoro che si sta svolgendo per il progetto "nati per leggere";il fervore intellettuale che vi è dietro è incredibile: tante menti in sintonia per raggiungere un comune obbiettivo: la lettura come mezzo per approcciare il bambino alla comunicazione, nell'accezione più ampia del termine.
La validità di tutto questo è innegabile, per come la penso io, e subito sono stata convintissima nel volere sostenere, con il mio seppur piccolo contributo di madre, il progetto.
Non penso che parlando di lettura ai neonati si intenda la volontà di insegnare precocemente a leggere, non credo neanche che si debba prendere il suggerimento come una prescrizione medica o come una terapia riabilitativa alternativa o in aggiunta alle altre decine di riabilitazioni. Sarebbe, a mio avviso, estremamente riduttivo.
Lo scopo della lettura anche in tenerissima età, fatta naturalmente dai genitori, ben inteso, è puramente affettivo, emozionale. E' quello di instaurare un ponte di sensazioni, , di intima partecipazione tra genitore e figlio che apre le porte alla comprensione reciproca e alla successiva volontà del bambino di relazionarsi, con i suoi mezzi piano piano sempre più ampi, con il mondo.
Non è una relazione esclusivamente verbale, una pura e semplice memorizzazione e ripetizione di parole ascoltate centinaia di volte, bensì una graduale, dolce e soprattutto armonica, presa di contatto che, inevitabilmente sorge come desiderio ed aspirazione anche nei piccoli.
Io non pretendo da Giorgia, mia figlia, performances da guinness dei primati, non mi faccio trascinare dall'entusiasmo sentendo che c'è stato un ragazzo down che si è laureato o che c'è invece chi è riuscito a prendere la patente, tutte cose, secondo la mia opinione, di scarsa importanza; mi esalta, al contrario, l'idea che con un semplice libricino illustrato, già alla sua età (18 mesi), con la cosa che più mi piace, cioè leggere ad alta voce, (lo faccio anche con mio marito, con suo grande diletto!), ho l'opportunità di trasmetterle qualcosa di molto prezioso.

Sogno soltanto un mondo migliore per mia figlia, fatto di sempre maggiore integrazione, accettazione delle diversità, opportunità e concrete realizzazioni, e sono convinta che il progetto "nati per leggere" sia proprio la nuova frontiera, come quando Giule Verne scriveva, fantasticando, il suo " Viaggio sulla Luna " e poi ci sono arrivati veramente fino lassù!"
(Rossella Catalano, Giugno 2004)

Giampaolo, un papà di tre bambini, di cui uno, gemello, di 5 anni, con sindrome Down, discutendo della scarsa qualità di vita degli adolescenti con sindrome Down ha chiesto con la consapevolezza di chi ha passato una vita nel campo dell'educazione e vede lontano:

"ma ci rendiamo conto di quale sia attualmente la qualità di vita degli adolescenti SENZA sindrome Down?"
(Giampaolo Celani, Giugno 2004)

Vero. Anche in questa prospettiva "Nati per Leggere" è utile: la letteratura scientifica dimostra che è protettivo nei confronti della qualità di vita degli adolescenti che sono stati esposti al progetto nei primi anni di vita. Minore abuso di sostanze, minore tasso di abbandono scolastico, maggiore capacità espressiva: non è poco, per sperare in una scala di valori più protettiva e accogliente per tutti.

Questa è la nuova frontiera, come dice Rossella: migliorare l'attenzione verso un bambino con sindrome Down significa diffondere intorno a lui progetti che fanno bene a tutti i bambini e ai futuri adolescenti. Quel bambino e voi familiari siete il sale, il lievito, che migliorano la qualità di vita di tutti intorno a voi: per un pediatra, per un insegnante o un vicino di casa, un amico, un adolescente, per tutti, ascoltare la capacità di analisi di genitori e fratelli speciali perché ipersensibili è terapeutico.

Altre esperienze di familiari di bambini con sindrome Down sono raccolte in: Testimonianze e attendono di essere arricchite da tutti voi

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